Un altro fallimento, un anno dopo. Meno di tredici mesi fa l'Italia usciva dall'Europeo, con un solo punto in tre partite, in un girone con Francia, Islanda e Belgio, oggi saluta il Mondiale, con solo tre punti in tre gare, in un gruppo ampiamente alla portata, con Svezia, Argentina e Sudafrica. Due pagine nere della recente storia azzurra, che macchiano quanto fatto di buono quattro anni fa, al Mondiale francese, nel quale le Azzurre si sono spinte fino ai quarti di finale (sconfitta contro l'Olanda vice campione del mondo). Il 2019 doveva essere un nuovo inizio, un Rinascimento azzurro, per usare un'espressione tanto cara al presidente federale Gabriele Gravina, è stato quasi un fuoco di paglia. L'Italia negli ultimi quattro anni non si è confermata, non è cresciuta come hanno invece fatto altre nazionali. Doveva scalare le gerarchie, tornare a essere una potenza, il centro del calcio Europeo, è rimasta periferia.
E' tornata indietro, come un gambero. Nessun responsabile, tutti colpevoli. A partire dalla Federazione, che al di là di ogni retorica sulla necessità di dare spazio al calcio femminile, poteva fare di più. Poteva stare vicino alle ragazze nella spedizione in Australia e Nuova Zelanda (nessun dirigente Figc ha seguito le tre partite del girone), poteva intervenire quando era necessario cambiare, ovvero un anno fa. Bertolini, alla quale non verrà rinnovato il contratto in scadenza, ha sbagliato in Inghilterra, lo ha fatto in Australia e Nuova Zelanda. Un anno fa ha puntato sul gruppo che tanto aveva fatto bene in Francia nel 2019, con pochi volti nuovi. Quest'anno ha rivoluzionato tutto a pochi mesi dall'inizio del Mondiale, tagliando la leader e simbolo Sara Gama, cambiando le gerarchie in porta (Durante per Giuliani) e relegando in panchina alcune big, tra le quali Girelli e Cernoia, a favore di giovani talentuose come Dragoni e Beccari. Ringiovanimento giusto, tempi sbagliati. Bertolini sul banco delle imputate, anche per l'assenza totale di un'idea di gioco e l'incapacità di trovare una cura al problema cronico sulle palle inattive.
A proposito della Vecchia Guardia, Linari è stata l'unica a meritarsi un volto alto in pagella. Sufficiente il Mondiale di Girelli, decisiva contro l'Argentina, in panchina contro la Svezia e impalpabile contro il Sudafrica, tutte le altre meritano il debito. Male Giugliano in mezzo al campo, confusionaria Giacinti in attacco, disastrosa Bonansea...un po' ovunque. L'attaccante della Juventus doveva caricarsi la squadra sulle spalle, rappresentare il faro per le più giovani e le più fragili mentalmente, è stata inghiottita da un vortice di mediocrità, complice una condizione fisica non all'altezza. Il suo futuro in nazionale lo deciderà il prossimo ct. Una nuova guida, per un nuovo inizio. In ritardo, in pieno stile italiano.